sabato 30 luglio 2011

Gli utili idioti

Ieri sera su La7 ho visto di nuovo Borghezio, aveva lo sguardo dimesso e rassegnato del discolo messo in castigo dietro la lavagna. In mattinata si era recato all'ambasciata norvegese a Roma per chiedere scusa delle frasi pronunciate in seguito all'attentato di Oslo, quando aveva dichiarato che molte delle idee di Andreas Breivik "sono buone, alcune ottime. È stato strumentalizzato. È per colpa dell'invasione degli immigrati se poi sono sfociate nella violenza. Io penso che la difesa dell'Europa cristiana, anche in termini di crociata contro l'islamismo e il terrorismo, contro il progetto del Califfato in Europa, è sacrosanta."
Secondo l'esponente leghista, sospeso per tre mesi dal partito, i funzionari dell'ambasciata lo hanno persino ringraziato e lui, all'uscita, messo di buonumore dall'accoglienza ricevuta, si è lanciato nel commovente gesto di raccogliere la cacca di un cane dal selciato romano.
Ieri sera, incalzato e sfidato da Luisella Costamagna e da Marco Rizzo a ribadire i concetti espressi il giorno dopo la strage in Norvegia, Borghezio continuava a tenere lo sguardo basso e il musetto imbronciato, cercando di rappezzare, inutilmente, la massa di stupidaggini che il suo cervello bacato aveva prodotto nei giorni e nei mesi precedenti.
Ora che persino i suoi sodali di partito lo hanno scaricato, possiamo definitivamente consegnarlo ai norvegesi. Se lo tengano pure. E che gli facciano la festa.

venerdì 29 luglio 2011

Capitan America - Il primo vendicatore

Qualche sera fa sono andato a vedere questo flm perché mi ricordava quando, da bambino, mi immergevo nella lettura dei fumetti della Marvel, lettura alla quale mio padre tentava invano di strapparmi comprandomi "Il corriere dei piccoli".
Il film non è un capolavoro, ma è più che gradevole. Steve Rogers si cala molto bene nella parte del ragazzo gracile e rachitico che, disgustato dalle atrocità dei nazisti, vorrebbe dare il suo contributo allo sforzo militare del suo paese. Nonostante venga respinto in continuazione alla visita militare, anche cambiando distretto, verrà aiutato da un medico ebreo sfuggito alle persecuzioni di Hitler a coronare il suo sogno. Tommy Lee Jones interpreta alla perfezione il ruolo del generale all'apparenza duro e cinico, ma animato da un forte spirito patriottico nel difendere i principi del suo paese. Nel finale fa una breve apparizione anche un arrembante Samuel Jackson, con tanto di benda nera calata sull'occhio.
Il film ha il merito di proporre una vicenda nella quale le contrapposizioni politiche sono aspre e precise, dopo anni in cui il neutralismo morale in voga ci ha costretto ad assistere a stucchevoli ritrattini dei coniugi Goebbels e degli altri gerarchi nazisti ripresi nell'intimità delle vicende familiari, mentre i partigiani venivano presi a calci da registi pidocchietti dal dubbio valore artistico e morale.
Ha quasi dell'incredibile che oggi, nel 2011, una distinzione netta tra buoni e cattivi, antinazisti e nazisti, partigiani e SS ci venga proposta in maniera così chiara e convincente da un film tratto da un fumetto per bambini. Ma è anche la dimostrazione di quanto il nazismo democratico dell'era Bush sia penetrato in fondo nella cultura degli adulti. I bambini salveranno il mondo?

mercoledì 27 luglio 2011

Tommy gun

E' stata la band più politicizzata della storia del rock, almeno fra quelle maggiormente conosciute. Oggi il loro spirito di rivolta ci manca come l'ossigeno, sarebbbe la scintilla giusta per incendiare la rabbia che cova sotto la cenere di questa società legnosa e asfittica, e scuotere dalle fondamenta un'autorità che si fonda sempre più sull'apatia e sull'indifferenza delle moltitudini.
Nessuna band come i Clash ha saputo miscelare generi musicali diversi (rock, reggae, soul, dub e ska) per ricavarne una musica energicamente e aggressivamente cosmopolita, che fosse qualcosa in più di un'asettica sommatoria delle singole componenti.
Ci manca soprattutto Joe Strummer, l'aristocratico ribelle figlio di un diplomatico inglese conquistato alla causa dello scontro sociale e della rivoluzione permanente, in nome della lotta contro l'ingiustizia e la disumanità.
"Abbiamo solo cercato di risvegliare l'attenzione su una serie di cose che ci sembravano sbagliate. Quelle cose sbagliate esistono ancora e i Clash no. Questo che significa? Che abbiamo perso? Non lo so. Certamente, i Clash sono stati una voce forte. Se hanno cambiato la vita di una sola persona, hanno raggiunto il loro scopo."

lunedì 25 luglio 2011

Questa sera ho un vecchio amico per cena

Eccolo qui, Hannibal Lecter, lo psichiatra cannibale che guida la volenterosa recluta dell'FBI Claire Sterling, alias Jodie Foster, nella caccia al serial killer Buffalo Bill, così soprannominato per l'abitudine di rapire donne in sovrappeso per poterle scuoiare più facilmente.
Buffalo Bill, il cui vero nome è Jame Gumb, è un bisessuale che si crede transessuale, troppo disturbato mentalmente per poter beneficiare di un intervento chirurgico per cambiare sesso, e pertanto pervaso da una rabbia folle e primitiva che lo porta ad infierire selvaggiamente sulle sue vittime. Clarice intuisce la connessione tra una delle vittime e il suo assassino e, dopo averlo scovato, riuscirà ad ucciderlo, ma nel frattempo Hannibal Lecter fuggirà di prigione e farà perdere le sue tracce.
Il Silenzio degli Innocenti è un film che ha veramente segnato un'epoca, non solo per il record di aver vinto i 5 premi Oscar più importanti ( miglior film dell'anno, miglior regia, miglior attore, miglior attrice e sceneggiatura non originale ), ma anche per avere segnato indelebilmente l'immaginario collettivo.
La spietata crudeltà di Hannibal Lecter, quasi  un alter ego dello psichiatra direttore del Chesapeake State Hospital, sostenuta da un'intelligenza fuori dal normale e da una sincerità tanto limpida quanto  brutale, sembra dettare i ritmi e i tempi dell'azione, sovrastando nettamente la figura insicura e arrancante di una Jodie Foster tormentata dai propri fantasmi e traumi infantili. "Gli agnellini hanno smesso di gridare?" le chiederà beffardamente Lecter nel corso dell'ultima telefonata, tre anni dopo la morte di Buffalo Bill, interrompendo la festa della promozione della Sterling/Foster per preannunciare l'agognata vendetta contro il direttore dell'ospedale psichiatrico nel quale è stato a lungo detenuto.

venerdì 22 luglio 2011

Sul bel Danubio blu

"Il soldato Alexsandar, 19 anni, trova in un sotterraneo un uomo inchiodato a un tavolo e una bambina sgozzata, i cui occhi erano stati messi in un bicchiere: poi impazzisce."
Così Paolo Rumiz, giornalista di Repubblica, descrive nel suo Maschere per un Massacro, ristampato di recente da Feltrinelli, la fine della città di Vukovar dopo 87 giorni di assedio da parte dell'Armata Federale Jugoslava. L'assedio, iniziato il 25 agosto 1991 e protrattosi fino a novembre, venne deciso dall'intervento delle truppe speciali, chiamate dai generali serbi per stanare i residenti che non volevano arrendersi e che si nascondevano tra le macerie e nelle cantine della città. Oggi uno dei protagonisti di quella mattanza, Goran Hadzic, è stato arrestato e assicurato alla giustizia internazionale. Hadzic è accusato di avere guidato il massacro dell'ospedale di Vukovar, quando 264 civili che vi si erano rifiugiati furono prelevati, torturati e uccisi senza pietà.
Vukovar, ai tempi della Jugoslavia di Tito, era un florido porto sul Danubio e un centro industriale con una forte concentrazione operaia. Aveva beneficiato fortemente del periodo di chiusura del Canale di Suez, causato dalla guerra tra arabi ed israeliani del 1967, in seguito alla quale una parte del commercio marittimo diretto verso l'Europa venne deviato, attraverso l'Asia Centrale, sul Mar Nero e poi sul Danubio. Tito sognava di realizzare una grande idrovia danubiana che collegasse il Mar Nero al Mare del Nord e all'Adriatico, un sogno che si è realizzato in buona parte nel 1992, con l'apertura del canale Meno-Danubio che di fatto collega la città di Costanza al porto di Rotterdam. Una grande via navigabile che attraversa il cuore dell'Europa e che avrebbe reso ancora più florida e prospera Vukovar. Peccato che la città fosse già un cumulo di macerie

domenica 17 luglio 2011

Il Terzo Uomo

Fa piacere, a volte, rivedere qualche vecchio film di successo che ha segnato la storia del cinema europeo e mondiale. Il Terzo Uomo, di Carol Reed, ad esempio, ambientato in una Vienna spettrale e divisa in quattro zone d'occupazione dalle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale. Per muoversi attraverso i settori controllati da URSS, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia ci vogliono i documenti, ma sotto la città esiste un gigantesco sistema fognario che permette al trafficante di penicillina Orson Welles di girare liberamente, un po' dai russi, un po' dagli americani, un po' qui e un po' là.
Un grande film che, nel personaggio interpretato da Orson, fotografa la crisi morale che ha segnato la nostra civiltà nel XX secolo e oltre. Straordinarie le immagini, i chiaroscuri, gli inseguimenti nelle fogne; i militari dei quattro paesi vincitori, coadiuvati dalla polizia locale, sembrano alieni invasori  che passeggiano sulle rovine di un mondo dominato dalla miseria e percorso da figure che sembrano appena risorte dall'oltretomba.
Da segnalare una magnifica Alida Valli e un elegante quanto spietato Trevor Howard nei panni del colonnello inglese Galloway che conduce la caccia a Harry Lime - Orson Welles. Grandi anche gli attori locali, reclutati per l'occasione. Imperdibile.

sabato 16 luglio 2011

Servizi alla persona

Che cosa ci lascerà di buono questa finanziaria, oltre alla rabbia verso una classe politica che sembra essersi autopromossa al di sopra del bene e del male, neanche i suoi rappresentanti fossero stati colpiti dalla luce divina sulla cima del Monte Tabor? Di buono, praticamente nulla. Ormai è certo che questo paese vive in uno stato perenne di amministrazione controllata e che avrebbe bisogno, più che dell'aiuto di Dio, di un super amministratore delegato per tagliare drasticamente spese e sprechi ormai fuori dal controllo di noi poveri cristiani. Spese e sprechi che sembrano annidarsi nei posti più impensabili, se è vero, come ha scritto di recente Gian Antonio Stella, che i privilegi di cui gode la casta dei politici, con relative castine locali, non è più quantificabile in termini monetari.
Per salvare questo gioiellino di paese che è l'Italia dal malgoverno e dalle mani avide di una minoranza  di arraffoni a questo punto servirebbe davvero un intervento divino, se non fosse per il dubbio atroce che neppure Dio sia più capace di far quadrare i conti e alla fine, assalito dalle richieste più disparate, finirebbe per dilapidare il denaro pubblico compiendo spese folli e inutili.
Secondo gli analisti più acuti, da questa situazione si salveranno solo i fornitori di "servizi alla persona", ma non so esattamente a quali categorie professionali si riferisca la definizione.

lunedì 11 luglio 2011

Quanto è bello l'odore del napalm la mattina

Avendo dedicato un post a Robert Redford, per par condicio devo dedicarne uno anche a John Milius, autore della sceneggiatura di "Corvo rosso non avrai il mio scalpo" e di una lunga serie di film di successo diretti da registi del calibro di Steven Spielberg, Francis Ford Coppola, Sidney Pollack e John Houston.
La sua capacità di narratore, consolidata dall'amore per la storia, da una straordinaria capacità mitopoietica e dall'interesse per i valori ancestrali del genere umano, si è sempre espressa privilegiando la costruzione drammatica della vicenda rispetto all'uso degli effetti speciali, cosicché le sue sceneggiature risultano sempre originali e dense di contenuti.
Alcuni film a cui Milius ha lavorato: "Un mercoledì da leoni", "Apocalypse now", "Conan il barbaro", "Caccia a ottobre rosso", "Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo","1941: Allarme a Hollywood", "Geronimo". Ma quello più originale in assoluto, anche se non il più bello, è "Alba rossa", la storia di un commando comunista formato da truppe sovietiche e cubane che invade una tranquilla cittadina della provincia americana e vi instaura un regime di terrore, torturando e uccidendo gli abitanti che non si vogliono sottomettere al nuovo ordine. Alcuni giovani del luogo decidono di rifugiarsi sulle montagne e di dar vita ad una guerra di resistenza per liberare il proprio paese dagli invasori.
Il film, del 1984, è diretto dallo stesso Milius e, pur non essendo un capovaloro, descrive perfettamente lo spirito di quegli anni e l'intenzione, da parte dell'amministrazione Reagan, di appropriarsi da destra del mito più forte della sinistra rivoluzionaria, quello della guerra partigiana, per trasformarlo in uno strumento di lotta contro il comunismo, in Asia e nell'America Centrale.
Alla penna di Milius si devono alcuni dei monologhi più famosi della storia di Hollywood, quale quello del Colonnello Kilgore, in "Apocalipse Now", che contemplando la devastazione provocata da un bombardamento al napalm, afferma baldanzosamente di sentire "odore di vittoria"; oppure, nel film "Lo squalo", quello di Quint, cacciatore di squali e proprietario dell'imbarcazione Orca, il quale racconta come sia scampato per miracolo al naufragio dell'incrociatore Indianapolis durante la Seconda Guerra Mondiale, dopo essere rimasto in mare per quattro giorni in balia degli squali. L'Indianapolis, prima di essere attaccata e affondata da un sommergibile giapponese, aveva appena trasportato delle parti critiche per l'assemblaggio della prima bomba atomica.
Milius è un repubblicano dichiarato, membro del consiglio di amministrazione della National Rifle Association, collezionista di armi e da sempre fiero oppositore di qualsiasi tentativo legislativo di limitarne il possesso. Lui stesso ha motivato questa passione spiegando di essere stato rifiutato dal Corpo dei Marines a causa di un'asma cronica, una delusione che lo ha spinto a idealizzare fortemente la vita militare e l'importanza delle armi da fuoco in generale.

domenica 10 luglio 2011

Una coccarda per ricordare Srebrenica

L'11 luglio 2011 ricorre il sedicesimo anniversario del genocidio di Srebrenica, nel quale furono uccise più di 8.000 persone ( il numero esatto è tutt'ora imprecisato ). L'attrice Roberta Biagiarelli, che ha realizzato anche un lungometraggio sulla tragedia, ha proposto di commemorare l'anniversario portando al petto per tutto il mese di luglio una coccarda realizzata all'uncinetto da alcune donne di Srebrenica che ancora oggi vivono come profughe nella città di Gracanica, nella Bosnia nord-orientale.
La spilla, fatta a forma di centrino, è un prodotto dell'artigianato bosniaco, costa due euro e si può richiedere a Abida Jahic, cell. 00387.(0)62.340.810, mail: uppit.abida@bih.net.ba.

Il sito di Roberta Biagiarelli

venerdì 1 luglio 2011

Corvo rosso non avrai il mio scalpo

E' tornato nelle sale in questi giorni con The Conspirator, ispirato alla vicenda dell'omicidio di Abramo Lincoln e al processo che ne seguì, e a quattro anni di distanza da Leoni per Agnelli, film che ha chiuso in maniera quasi simbolica il militarismo esasperato dell'era Bush.
Robert Redford ha interpretato e diretto alcuni dei film più brillanti della storia di Hollywood, realizzando una magistrale miscela di azione, impegno politico, contenuti di alto livello culturale e dialoghi ricchi di umorismo. Il suo aspetto sorridente e solare, ma anche vagamente introverso, ci ha traghettato da un'epoca in cui la cultura di massa riusciva a coniugare approfondimento e intrattenimento ad un'altra epoca, quella attuale, dove persino i romanzi gialli e i film di spionaggio destano sospetti.
I miei preferiti:
"Corvo rosso non avrai il mio scalpo" (1972), unisce allo spirito di avventura del protagonista, un solitario trapper reduce dalla guerra messicano-statunitense, la splendida fotografia del paesaggio delle Montagne Rocciose e le rappresentazioni etnografiche della vita e delle tradizioni di ciò che, a  quel tempo, ancora rimaneva delle popolazioni indiane che abitavano le montagne dell'Ovest degli Stati Uniti.
"I tre giorni del Condor" (1975) è un thriller con al centro un pacifico analista della Cia che si ritrova coinvolto, suo malgrado, in una cospirazione internazionale. Dopo che gli impiegati della sezione per cui lavora sono stati trucidati è costretto a nascondersi e a cercare nello stesso tempo la verità, unico modo per sfuggire al destino dei suoi amici e colleghi di lavoro.
"Tutti gli uomini del presidente" (1976) vede Redford affiancato da Dustin Hoffman nel ruolo di due giornalisti del Washington Post che cercano di fare luce sull'arresto di cinque uomini all'interno della sede del Partito Democratico, scontrandosi con un muro di omertà e di silenzio. Il film è la ricostruzione dello scandalo Watergate che nel 1974 travolse la carriera politica di Richard Nixon, costringendolo a dare le dimissioni da Presidente degli Stati Uniti.
"La mia Africa" (1985) diretto ancora da Sidney Pollack, come i primi due dell'elenco. Interpretato assieme a Maryl Streep, è risultato vincitore di non so quanti premi Oscar.
Infine "Havana", girato nel 1990, ma ambientato nel Natale del 1958, poco prima della Rivoluzione di Fidel Castro, quando Cuba era terra di conquista per avventurieri senza scrupoli, libertini scapestrati e giocatori d'azzardo.
Quelli appena citati sono i cinque che preferisco, ma se ne potrebbero aggiungere tanti altri: "Proposta indecente", "Il candidato", "Come eravamo", "La stangata" oppure "A piedi nudi nel parco".
Robert Redford ha consacrato la sua esistenza all'arte di raccontare storie, per divertire ma anche per indurre gli spettatori a riflettere sul mondo e su ciò che accade attorno a loro. E' un modo di intendere lo spettacolo che arricchisce, sia umanamente che culturalmente, e l'industria culturale, oggi, dovrebbe rilanciarlo, per spezzare il grigiore e la piattezza che gronda quotidianamente dai nostri televisori.