sabato 28 gennaio 2012

Il giorno della memoria

"considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango,
che non conosce pace,
che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no."
Così Primo Levi descrisse la sua esperienza nel campo di concentramento di Auschwitz, tra i pochi miracolosamente sopravvissuti alla volontà di sterminio delle SS fino all'arrivo delle truppe dell'Armata Rossa. Primo Levi si suicidò nel 1987, dopo che, divenuto comunista, aveva trascorso l'intera esistenza cercando di tenere vivo nei suoi simili il ricordo degli orrori che aveva vissuto in prima persona. Un suo amico, lo storico Nicola Tranfaglia, commentandone il suicidio disse che lo scrittore era caduto in uno stato di profonda depressione, dovuto all'impressione che ricavava ogni volta che si recava in una scuola per parlare della sua esperienza, cioè che agli studenti non importasse nulla di un passato tanto remoto, così come della realtà dei campi di concentramento.
Ieri, in mezzo al fiume di parole spese per celebrare il giorno della memoria, molto di rado mi è sembrato di aver sentito pronunciare il nome di Primo Levi in uno dei tanti servizi televisivi dedicati alla ricorrenza, o di averlo letto sulle pagine degli utenti di Facebook oppure su uno dei tanti blog che animano la rete.
Quando Levi si suicidò gettandosi dalla tromba delle scale nella casa di Torino in cui abitava io frequentavo la quinta liceo e mi stavo preparando svogliatamente alla maturità. All'epoca non lo avevo mai letto ( il mio nutrimento culturale era composto di elementi molto dozzinali, musica rock e romanzi di Stephen King ), ma mi colpì il fatto che una persona che era sopravvissuta all'inferno dei campi di concentramento nazisti decidesse di mettere fine prematuramente alla propria vita. Pensavo, a torto, che chi esce vivo da qualcosa come Auschwitz fosse temprato ad affrontare qualsiasi avversità.
"voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e i visi amici"
Primo Levi sapeva che i regimi comunisti dell'Europa dell'Est stavano per finire e che il loro crollo si sarebbe portato dietro, oltre alle macerie di enormi apparati burocratici, anche il sogno di creare un'umanità diversa da quella che aveva prodotto Auschwitz. Sapeva che le persone che amano vivere sicure nelle proprie case, al riparo e al caldo, avrebbero ancora una volta permesso la ripetizione degli orrori che lui aveva vissuto oltre quarant'anni prima. Levi aveva capito tutto ciò e non ha resistito all'idea che la storia riscuotesse nuovamente da milioni di persone innocenti un pedaggio di dolore, di sofferenze e di sangue elevatissimo. Aveva capito tutto ciò e non ha resistito. Per questo si è tolto la vita.

sabato 21 gennaio 2012

Nera Los Angeles

Un viaggio dentro l'oscurità di Hollywood: questo è Nera Los Angeles, opera prima e per ora unica della giornalista di origine canadese Helen Knode. Pubblicato nel 2003, il romanzo narra la storia di Ann Whitehead, una critica cinematografica sempre più stanca del proprio lavoro e della rivista per cui scrive, il Los Angeles Millennium, poiché il direttore, dopo gli inizi arrembanti e anti conformisti in difesa della salvaguardia dei livelli artistici della produzione cinematografica, ha deciso di conformarsi agli standard più gretti di Hollywood.
Una mattina, al risveglio da un party nella villa in cui risiede come custode, la Whitehead trova una donna morta in una vasca da bagno: il suo nome è Greta Stenholm, una giovane studentessa che aspira a fare strada nel mondo del cinema scrivendo sceneggiature. Invece di avvertire subito la polizia, Ann Whitehead non resiste alla tentazione di scrutare negli abiti della morta per cercare degli indizi che la possano mettere sulla strada dell'assassino. E' l'inizio di un viaggio tentacolare quanto pericoloso negli inferi della Mecca del Cinema, fino all'esplorazione di un passato remoto le cui conseguenze si fanno ancora sentire al principio del terzo millennio ( la vicenda ha luogo nei giorni immediatamente precedenti l'11 settembre 2001 ). Ann Whitehead troverà come compagno di strada un comprensivo detective della polizia di Los Angeles, Douglas Lockwood, rimasto coinvolto suo malgrado nel declino morale della divisione in cui opera e che, nonostante il fiume di fango che i giornali, compreso il Millennium, gli rovesciano addosso, avrà la forza di portare avanti l'indagine fino alla conclusione.
La Whitehead, che nel frattempo è entrata in rotta con il suo direttore, acerrimo nemico del detective Lockwood, scoprirà che Greta Stenholm aveva scritto una sceneggiatura nella quale svelava il segreto di un omicidio avvenuto quasi sessant'anni prima e rimasto sempre insoluto. La Stenholm era riuscita a vendere il copione ad una grande casa produttrice, ma in giro non se trova più una copia, neppure pagando e la Whitehead intuisce che può essere stata proprio la rivelazione di quel segreto a costarle la vita.
Il romanzo è talmente bello e ben costruito da togliere il fiato e il fatto che, a ben 9 anni di distanza, Helen Knode non ne abbia ancora scritto un altro induce a pensare che non si tratti interamente di farina del suo sacco. La dedica all'ex marito James Ellroy, da cui la Knode si è separata proprio nel 2003, lascia supporre che la perfetta composizione del romanzo, per non parlare della brillante scrittura, sia proprio frutto della revisione editoriale dell'ex marito, che in questo modo deve avere assolto ad una parte dei suoi obblighi post divorzio, oltre a essersi garantito il silenzio della ex moglie sulle frequenti scappatelle extra coniugali che il Reverendo Ellroy, affiliato alla Chiesa Luterana e repubblicano militante, non si è mai negato. Così come non si è mai lasciato sfuggire l'occasione per fare le pulci ai comportamenti disinvolti dei presidenti appartenenti al Partito Democratico, da John Kennedy a Bill Clinton.
In ogni caso il libro è davvero magnifico e posso tranquillamente affermare che se un giorno mi capiterà di tenere un corso di scrittura creativa, Nera Los Angeles sarà uno dei romanzi che porterò ad esempio come modello di perfetta costruzione e svolgimento della trama di un brillante thriller.