Non sono rimasto per nulla entusiasta dell'accoglienza riservata a Mario Monti dai senatori di Palazzo Madama. Se Monti ha intenzione di attuare un programma di riforme tanto radicale da eliminare tutte le sacche di privilegio esistenti nel nostro paese, per quale motivo la categoria più privilegiata di tutte, quella dei politici, dovrebbe essere tanto entusiasta dell'ingresso in politica dell'ex Rettore della Bocconi?
Capisco ancora di meno l'entusiasmo dimostrato dai partiti di opposizione alla prospettiva di sostenere un governo tecnico che cerchi di mettere in pratica delle trasformazioni così profonde: Bersani & c. hanno trascorso gli ultimi anni della loro vita cercando di sfiancare Silvio Berlusconi, lo hanno lavorato incessantemente ai fianchi e ora che, grazie alla collaborazione degli ex di An, sono riusciti a logorarlo e a sfinirlo, perché non chiedono al Capo dello Stato di sciogliere le camere e andare subito alle urne?
Perché i partiti che hanno lavorato tanto per far cadere il governo non tentano di approfittare della caduta di popolarità dell'ormai ex presidente del consiglio per mettere in saccoccia un risultato elettorale favorevole che garantirebbe loro la maggioranza dei seggi parlamentari per altri cinque anni e forse anche più, considerato lo sbandamento che serpeggia tra le fila dell'attuale partito di maggioranza? Non sarebbe più logico, più razionale e anche politicamente più sensato chiedere di indire nuove elezioni per gennaio, in modo che ai primi di febbraio si possa già insediare un governo eletto dal popolo in grado di attuare un programma passato al vaglio del responso elettorale?
Ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni, compreso il nauseante attivismo di Giorgio Napolitano, ci dice che ai piani alti sembrano intenzionati a indirizzare la crisi in una direzione ben precisa, che è poi quella voluta dal capitalismo finanziario europeo. E allora sorge un dubbio atroce: cioé che il capitalismo internazionale abbia intravisto, come soluzione per uscire dalla crisi, quella di trasformare il Belpaese in una sorta di Corea o di Thailandia europea per l'industria high tech, con manodopera qualificata a basso costo e altamente disciplinata da una nuova ( si fa per dire ) legislazione sul lavoro che conceda alle multinazionali la facoltà di intimidire i propri dipendenti con la prospettiva del licenziamento quando alzano troppo la testa per reclamare aumenti di salario e migliori condizioni di lavoro. Il tutto, naturalmente, applicato anche ai dipendenti del settore pubblico, caso mai a qualcuno venisse in mente, rompendo gli schemi corporativi, di schierarsi apertamente a difesa dei pari grado del settore privato o di mostrarsi troppo autonomo rispetto alle direttive che giungono dall'alto.
E' sottinteso che, in questa prospettiva, i privilegi attualmente posseduti dalla casta dei politici rimarrebbero tali e non verrebbero minimamente intaccati, ci mancherebbe altro, altrimenti perché i parlamentari sarebbero tanto entusiasti della presenza di Mario Monti nell'emiciclo del Senato?
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