Nel periodo 1933-45, il consiglio di amministrazione della BIS (Bank for International Settlements) comprendeva Walther Funk, un esponente del Partito Nazista che fu anche Ministro per gli Affari Economici dal 1937 al 1945, e Emil Puhl, un banchiere filo-nazista che, oltre a essere vicedirettore della Banca Centrale tedesca, fu anche direttore della stessa BIS durante la Seconda Guerra Mondiale e svolse un ruolo di primo piano nella gestione dell'enorme quantità di oro confiscato dai nazisti alle popolazioni civili nei paesi occupati.
La Germania, già dal 1937, era rimasta a corto di valuta straniera e non era pertanto in grado di finanziare uno sforzo bellico che si preannunciava lungo e costoso. Così nacque l'idea di depredare i beni delle popolazioni di Austria, Cecoslovacchia e della città di Danzica, le tre zone occupate all'inizio del conflitto. Il totale raccolto solo nel biennio 37-39 fu di 71 milioni di dollari del tempo. Le acquisizioni furono mascherate dalla Banca Centrale tedesca all'opinione pubblica internazionale sottostimando le riserve auree in proprio possesso, grazia alla complicità dei funzionari della Banca d'Inghilterra.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale le razzie di oro continuarono su amplissima scala: si sa che il totale delle riserve auree espropriate ai governi europei ammontava, all'epoca, a 550 milioni di dollari, mentre non si conosce ancora la cifra dei beni espropriati ai privati, inclusi gli ebrei deportati nei campi di concentramento. Sia Walther Funk che Emil Puhl furono processati a Norimberga e condannati per crimini di guerra, così come Herman Schmitz, direttore del colosso chimico IG Farben, e il Barone von Schroeder, proprietario della J.H. Stein Bank, la banca che gestiva i depositi della Gestapo, la polizia politica di Hitler, i cui membri avevano accumulato ingenti fortune spogliando dei loro averi gli ebrei destinati ai campi di concentramento.
La IG Farben, al suo apogeo, fu la più grande industria chimica al mondo e la quarta in totale dietro General Motors, U.S. Steel e Standard Oil. I suoi dirigenti furono coinvolti nei crimini di guerra commessi dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Pertanto, i suoi stabilimenti nei territori occupati dall'Armata Rossa vennero confiscati dal governo sovietico, mentre a Ovest gli Alleati ne sequestrarono tutte le proprietà nel 1945 e la liquidarono definitivamente nel 1952. La IG Farben deteneva il brevetto del famigerato pesticida Zyklon B., usato per sterminare gli ebrei nelle camere a gas. Nel 1941 i suoi dirigenti costruirono uno stabilimento nella cittadina polacca di Monowitz, vicino al campo di concentramento di Auschwitz, nel quale sfruttavano il lavoro degli internati nel campo. Per inciso, anche lo scrittore Primo Levi fu impiegato in quello stabilimento in qualità di chimico.
La IG Farben, da colosso mondiale qual era, deteneva pacchetti azionari delle principali aziende americane, tra le quali spiccano la Standard Oil di John Rockfeller, il colosso della chimica statunitense DuPont, la United States Industrial Alcohol Company e molte altre. Il governo americano, all'inizio della guerra, aprì un'indagine per chiarire il significato di queste partecipazioni azionarie, ma in seguito l'indagine fu fatta cadere per motivi politici: il governo aveva bisogno del sostegno delle stesse aziende per portare avanti lo sforzo bellico. (continua)
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