Il processo ai dirigenti dell'IG Farben iniziò nel dicembre 1947, assieme a quello ai dirigenti dei gruppi Flick e Krupp, specializzati nei settori minerario, siderurgico e degli armamenti. Tutti furono accusati di avere perpetrato crimini contro l'umanità, contribuendo non solo alla preparazione delle guerre di aggressione di Hitler, ma anche allo sfruttamento del lavoro forzato di milioni di prigionieri, provenienti soprattutto dai paesi dell'Europa dell'est, e al saccheggio e alla spoliazione dei beni della popolazione civile, beni confluiti in larga misura nelle casseforti della Banca per i Regolamenti Internazionali di Basilea.
La Banca per i Regolamenti Internazionali (Bank of International Settlements, BIS) aveva sostituito la commissione creata dai paesi vincitori della Prima Guerra Mondiale per risolvere il problema delle riparazioni di guerra dovute dalla Germania secondo il trattato di Versailles. Nel 1932 Inghilterra e Francia si erano dette disposte a rinunciare alle riparazioni purché gli Stati Uniti cancellassero i pesantissimi debiti che esse avevano dovuto contrarre per portare avanti lo sforzo bellico. Il congresso degli Stati Uniti votò contro a questa proposta, spingendo di fatto l'Europa e il mondo verso la Seconda Guerra Mondiale, visto che a questo punto l'unica possibilità per le nazioni europee di onorare i loro impegni sarebbe stato dare vita a una nuova guerra mondiale che rilanciasse su grande scala l'economia americana stimolandone la produzione bellica e riempisse le casse ormai vuote delle banche con i beni depredati alle popolazioni civili durante il conflitto.
Così come era avvenuto al termine della Prima Guerra Mondiale, quando le necessità della ricostruzione furono sostenute dalle imprese nazionali produttrici di armi, le uniche a disporre di grande liquidità, la Seconda Guerra Mondiale ebbe l'effetto di trasferire una massiccia quantità di denaro oltreoceano, grazie anche al fatto che le filiali europee delle banche americane, come la National Chase e la J.P.Morgan, offrirono agli ufficiali della Gestapo la possibilità di aprire conti correnti sui quali trasferire il denaro prelevato ai correntisti di origine ebraica, ai quali le stesse banche rifiutarono la possibilità di ritirare i loro beni, persino prima che le autorità occupanti emanassero un decreto in tal senso.
Adolf Hitler capì al volo che l'inflessibile avidità del capitalismo internazionale gli avrebbe offerto l'opportunità per dare libero sfogo al suo odio verso gli ebrei, i comunisti, i francesi e il resto del mondo, compresi gli italiani e, pur consapevole di avere pochissime possibilità concrete di vincere la guerra, vista la sproporzione delle forze in campo, vi si gettò a capofitto trascinando la Germania e il popolo tedesco in un'impresa autodistruttiva, della quale gli unici a beneficiare furono i tre grandi gruppi industriali finiti sotto processo a Norimberga. IG Farben, Flick e Krupp, infatti, ebbero l'opportunità di assorbire le migliori industrie dei paesi occupati dalle truppe del Reich e di concentrare nelle loro mani gran parte della produzione industriale europea. Dopo la guerra, molti dei loro dirigenti, pur essendo stati condannati per crimini contro l'umanità, vennero rimessi in libertà quasi subito e tornarono ai loro posti di comando. Le industrie conservarono intatte le proprietà acquisite negli anni precedenti grazie alle leggi razziali, che costrinsero molti ebrei a svendere le loro attività per quattro soldi.
Karl Wuster, dirigente della Degesch, la ditta che produceva il veleno usato nelle camere a gas, divenne capo esecutivo del gruppo BASF. Fritz ter Meer, dirigente della Bayer e della IG Farben, condannato a Norimberga per genocidio e sfruttamento degli internati del campo di Auschwitz, venne rilasciato dopo soli quattro anni e tornò a presiedere il consiglio di amministrazione della Bayer.
Hans Globke, co-autore delle leggi razziali e zelante sostenitore della loro applicazione, prima in Germania e poi nelle terre occupate dalle armate del Reich, divenne uno dei più stretti collaboratori del cancelliere Adenauer, nell'immediato dopoguerra. Anche Walter Hallstein, avvocato e professore universitario, contribuì alla formazione delle leggi per "la protezione del sangue e dell'onore tedesco": dopo la fine della guerra venne messo, sempre da Adenauer, a capo della delegazione tedesca incaricata di negoziare il Piano Schuman e nel 1958 fu nominato primo presidente della Commissione della Comunità Economica Europea, oggi Commissione Europea, il braccio esecutivo dell'Unione Europea, ideata da lui stesso per governare l'Europa fuori da qualsiasi controllo popolare e democratico. (continua)
Walter Hallstein, primo presidente della Commissione Europea |
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