I metalmeccanici tedeschi hanno appena raggiunto un accordo con la loro controparte che prevede aumenti salariali del 4,3% per tutti i lavoratori del settore, operai, impiegati o apprendisti che siano. L'accordo prevede anche che gli apprendisti, una volta terminato l'apprendistato, abbiano la garanzia di un contratto a tempo indeterminato. Inoltre il consiglio di fabbrica può proibire l'utilizzo, da parte dell'imprenditore, del lavoro interinale, se c'è il sospetto che questo conduca a un abbassamento salariale o a un peggioramento delle condizioni lavorative oppure ancora alla perdita di posti di lavoro nell'azienda stessa. Inoltre, sempre in conseguenza dell'accordo, i lavoratori interinali che verranno impiegati in un'azienda metalmeccanica o elettrica riceveranno un supplemento salariale rispetto ai loro colleghi assunti a tempo indeterminato, per bilanciare lo svantaggio.
In Francia una delle prime misure adottate dal nuovo primo ministro Ayrault è stato mettere in pratica ciò che Hollande aveva promesso in campagna elettorale e cioè ripristinare la possibilità di andare in pensione a 60 anni per coloro che hanno iniziato a lavorare a 18 anni e hanno maturato 40-41 anni di contributi. Un provvedimento che riguarda circa 150.000 persone e che non ha nulla di demagogico perché coloro che hanno iniziato a lavorare subito dopo la maturità ( in Italia spesso si inizia anche prima ) e hanno raggiunto la soglia dei 60 anni dopo avere versato contributi per 40, hanno tutto il diritto di ritirarsi a godere i frutti delle proprie fatiche.
In Italia, al contrario, il Senato ha appena approvato una versione della riforma del mercato del lavoro addirittura peggiore rispetto a quella originaria presentata dal ministro Fornero, che già era pessima. Il testo, approvato con il voto di fiducia, rende ancora più facile per le aziende licenziare, toglie ogni garanzia di assunzione a tempo indeterminato ai lavoratori precari e indebolisce fortemente gli ammortizzatori sociali, compresa la cassa integrazione. E per quanto riguarda i lavoratori interinali c'è pure la beffa, perché questi possono essere si stabilizzati dopo 36 mesi di lavoro, ma in tal caso il contratto a tempo indeterminato sarà con l'agenzia interinale e non con l'azienda nella quale lavorano.
Tutto ciò in un paese nel quale gli imprenditori possono umiliare i propri dipendenti costringendoli a tornare al lavoro immediatamente dopo una devastante scossa di terremoto, con le conseguenze che tutti sappiamo, spalleggiati da assessori-rettori i quali, non si sa perché, continuano a definirsi di sinistra mentre inneggiano al primato della produzione ad ogni costo, compreso quello di lasciare dei cadaveri sotto le macerie di capannoni costruiti a "regola d'arte".
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