Il Consiglio sull'Etica, dopo avere sconsigliato al governo di disfarsi delle quote di partecipazione nelle società petrolifere, ha stilato un elenco di aziende dalle quali il Fondo, sempre per motivi etici, dovrebbe ritirarsi.
E qui sono iniziate le sorprese, perché nell'elenco, che comprende oltre 40 aziende, compaiono i colossi mondiali della produzione e della fornitura di armi: la Locheed Martin, ad esempio, una delle principali ditte appaltatrici a livello mondiale di commesse militari. Nata nel marzo 1995 dalla fusione tra Locheed Corporation e Martin Marietta, Locheed Martin deve oltre il 70% del fatturato alla produzione di tecnologia per armamenti, tra cui le bombe a grappolo, divenute tristemente famose per i loro effetti sulla popolazione civile e messe al bando da un trattato siglato proprio in Norvegia il 3 dicembre 2008 e conosciuto come Convenzione di Oslo.
E poi ancora, fino al 2005 il Fondo possedeva quote di Honeywell, nel cui impianto di Kansas City vengono prodotti i componenti per assemblare le bombe atomiche dell'arsenale degli Stati Uniti. Della Boeing, incaricata della manutenzione dei missili balistici a lungo raggio del governo americano. Della L-3 Communications, nata nel 1997 dalla dismissione da parte della Locheed di alcune unità che non erano previste all'interno del nuovo colosso nato dalla fusione con Martin Marietta, specializzata anch'essa nella produzione di bombe a grappolo.
Nell'elenco compare anche la nostra Finmeccanica, che produce missili nucleari per l'aviazione francese e la SAFRAN, azienda d'oltralpe che fornisce missili nucleari alla marina francese.
Ma nella lista compaiono anche l'Africa Israel Investments, una holding internazionale specializzata in costruzioni accusata di aver violato la Convenzione di Ginevra costruendo nei territori occupati dai palestinesi; la Vedanta Resources, accusata di disastro ambientale e di violazione dei diritti umani nell'India Orientale e Wall-Mart, una catena di distribuzione americana spesso messa all'indice pubblicamente per l'atteggiamento anti-sindacale dei suoi dirigenti.
L'intera lista è pubblicata sulla pagina in inglese di Wikipedia dedicata al Fondo Pensionistico Norvegese, purtroppo non ancora tradotta in italiano. ( continua )
Nessun commento:
Posta un commento