Ce l'hanno fatta anche questa volta, i rappresentanti della mega casta nazionale, a scaricare sulle altre categorie il peso dell'ennesima strizzata che il capitalismo finanziario ci ha imposto, non si capisce bene se per aiutarci a rimettere a posto i conti o per affondarci definitivamente, magari nella speranza di impossessarsi di qualche bene nazionale di grande valore.
Quando l'India era una colonia britannica, veniva spremuta senza pietà attraverso un'imposizione fiscale rapace e selvaggia, che distruggeva l'economia e la vita di interi villaggi pur di mantenere inalterato il livello di entrate della madrepatria. In realtà gli inglesi, direttamente, non estorcevano una rupia alla popolazione indiana, ma delegavano l'ingrato e duro compito ad una classe di possidenti locali i quali, pur di mantenere intatti i propri privilegi, si prestavano volentieri all'infame attività di spremere i propri connazionali.
Senza voler fare paralleli che suonerebbero molto azzardati ( l'Italia di oggi non è un paese sottosviluppato, o almeno, non lo è ancora diventato ) colpisce fortemente l'analogia tra la casta dei possidenti indiani che si adattò al regime coloniale inglese pur di sopravvivere e la nostra classe politica nazionale e regionale, sempre pronta a elaborare nuovi balzelli per accontentare le richieste di mercati finanziari implacabili ed esigenti ma, a quanto pare, strutturalmente incapace di farsi responsabile in prima persona dei sacrifici necessari per tenere a galla un paese sempre più incravattato dai propri debiti.
L'articolo di Gian Antonio Stella sulla manovra del governo
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