Venerdì sera avevo capito che la serata per i 110 anni della FIOM sarebbe stata trasmessa da Rai Tre. Così, quando non ho trovato le immagini della trasmissione sul mio televisore ho preferito dedicarmi all'opera di ritocco e di correzione del mio secondo romanzo, ormai ultimato (dovrebbe uscire dopo l'estate). Verso le 23 ho fatto una pausa con zapping televisivo e solo allora mi sono reso conto che la serata in onore della FIOM era andata in onda su Sky e non sulla Rai.
Visto il ritardo devo ammettere di essermi perso gli interventi dei vari Santoro, Travaglio, Benigni e Dandini. Ho fatto in tempo solo a vedere un operaio dei cantieri navali di Genova che parlava dal palco, incazzato nero per i noti problemi che riguardano Fincantieri, e il discorso conclusivo di Maurizio Landini, segretario FIOM. Proprio quest'ultimo mi ha impressionato per la lucidità e la passione, ma anche per la semplicità e l'intelligenza con la quale ha affrontato alcuni temi essenziali per la nostra società, primo fra tutti quello del rapporto lavoratore-azienda che qualcuno, oggi, vorrebbe ridurre ad una sorta di dipendenza totalizzante fino all'istupidimento.
Come disse una volta un mio amico durante un'assemblea studentesca, dopo avere ascoltato l'intervento di una delegazione di operai: "quando parlano loro è tutta un'altra roba!"
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