Nell'immaginario comune di Scrafani, in Sicilia, accade che un gruppo di folli facciano irruzione nelle chiese e distruggano a colpi di mazza statue e simboli sacri.
Le indagini vengono affidate a due esponenti del locale commissariato, il commissario Mario Falzone e il vice-questore Pietro Bertolazzi, entrambi appena raggiunti da un ordine di trasferimento verso sedi remote a causa di dissapori e dissidi con i propri superiori. I due si gettano a capofitto nell'indagine nella speranza che la felice soluzione del caso possa attirar loro le simpatie dei vertici ecclesiastici e evitare così l'ingrato trasferimento lontano da Scrafani.
Uno dei due in particolare, il commissario Falzone, vive una situazione personale resa problematica dal recente divorzio, aggravata dalla difficoltà a versare alla moglie regolarmente gli alimenti e dalla conseguente rappresaglia da parte di lei, che consiste nel rendere difficoltosi i rapporti dell'ex marito con i figli.
L'autore, Ivo Tiberio Ginevra, è un esperto ornitologo che nel tempo libero coltiva la passione dei romanzi gialli. Tra l'altro, una delle peculiarità de "Gli assassini di Cristo" è proprio quella di derivare i nomi dei luoghi e dei protagonisti dal mondo degli uccelli. In fondo al libro l'autore ha aggiunto un piccolo dizionario che spiega l'origine dei nomi utilizzati, con tanto di etimologia ornitologica.
"Gli assassini di Cristo" è un thriller molto particolare, dall'andatura lenta e intensa allo stesso tempo, dovuta al rapporto serrato e nevrastenico che intercorre tra i due protagonisti, entrambi impegnati in una corsa contro il tempo per evitare il trasferimento. Le vicende personali di Mario Falzone e Pietro Bertolazzi, però, non prendono mai il sopravvento sulla trama del romanzo: la ricerca della verità e la tensione investigativa rimangono sempre a dettare ritmi e tempi della narrazione. L'ironia, le battute amare e gli scherzi da caserma tra i due colleghi non oscurano mai il senso principale della loro azione che è quello di trovare la verità, obiettivo che, nonostante alcuni momenti di surrealismo tipicamente pirandelliano, rimane comunque al centro dei loro pensieri come qualcosa di precisamente individuabile e definibile: la possibilità di una lotta vittoriosa contro l'ingiusto da parte del giusto è sempre al centro delle motivazioni del commissario Falzone, che non a caso rifiuta più volta l'offerta di aiuto da parte di un amico primario per evitare il tanto temuto trasferimento, fiducioso com'è nel trionfo finale della sua opera.
Conciliare il ritmo di dialoghi brillanti e densi d'ironia con la tensione narrativa è un'operazione non banale, nella quale alcuni autori, anche molto celebrati, finiscono spesso per perdersi, provocando una sfilacciatura del racconto che porta il lettore a perdere di vista la ragione principale delle azioni dei protagonisti e a sprofondare, di conseguenza, in una sensazione di irritante noia. Ivo Tiberio Ginevra, al contrario, riesce a rappresentare i sentimenti personali dei due poliziotti del commissariato di Scrafani senza mai scadere nel trito e nel banale.
"Gli assassini di Cristo" è un romanzo ben costruito, con una trama avvincente e una soluzione finale non scontata, anche se, per essere compreso e apprezzato fino in fondo, vista la complessità dei temi trattati, richiede, a mio avviso, una seconda lettura.
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