Tito, infatti, era riuscito a convincere il comando anglo-americano che a Zara si nascondesse una guarnigione di tedeschi pronta ad imbarcarsi per l'Italia per contrastare l'avanzata degli alleati. Le incursioni dei B-52 furono più di cinquanta e alla fine, del patrimonio storico della città, eredità dei secoli dell'occupazione romana prima e della Repubblica di Venezia poi, rimase ben poco. Il resto lo fecero i partigiani comunisti, che infierirono senza pietà sui pochi italiani rimasti ancora in città.
Zara, dal 1941, era stata dichiarata da Mussolini capitale del Governatorato di Dalmazia, formato dalle province di Zara, Spalato e Cattaro. Nel settembre del 1943, dopo la capitolazione dell'Italia, la parte italiana della Dalmazia, con l'esclusione di Zara, fu occupata dai tedeschi e annessa al Regno di Croazia, mentre la città formò un comune autonomo.
I rapporti tormentati tra gli italiani e la resistenza jugoslava sono stati oggetto di una recente trasmissione televisiva della Rai, che ha ripercorso la carriera politica del Maresciallo Tito, dalla guerra partigiana all'occupazione di Trieste, con gli episodi delle foibe in primo piano, fino all'edificazione del comunismo in Jugoslavia e al difficile rapporto con Stalin.
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